Fusion Kundalini. E pensare che tutto iniziò ridendo.

 

Prima non ridevo mai. Mentre praticavo, intendo.

Ho vissuto una considerevole fase della mia vita in cui la pratica dello yoga aveva risvolti molto diversi da quelli attuali.

Ho iniziato a praticare yoga davvero giovanissima e sfidare il corpo per me era tutto.

Spingermi oltre, provare posizioni sfidanti, chiedere ai miei muscoli di superare la forza e la resistenza che potevano concedermi. Tutto questo in una logica di competizione.

Ebbene sì, l’ho detto. Una delle parole che dovrebbe essere lasciata fuori dalla porta di qualsiasi scuola di yoga, era ciò che guidava la mia costanza e la mia assiduità.

Anche ciò che vivevo a lezione mi confermava che ero sulla strada giusta. Ad esempio, durante la stessa classe, l’insegnante assegnava ai principianti posizioni statiche e basiche e a quelli più esperti veniva concesso di cimentarsi in altre forme più complesse e dinamiche, creando un evidente e fastidioso divario tra gli allievi. Che esistesse una gerarchia era piuttosto evidente, bastava guardare la disposizione dei tappetini tutt’altro che casuale.

La Me ventenne, di cui vi sto raccontando, era un’anima ancora poco evoluta, giovane e curiosa da una parte, ma inesperta e allo stesso tempo esuberante dall’altra. Il fuoco che ardeva dentro di me era tutto rivolto all’esterno, tendeva all’affermazione di me stessa attraverso le prestazioni.

Ero nel bel mezzo di un percorso ancora molto lontano dal coltivare l’ascolto consapevole, che oggi potrei definire come quell’energia invisibile, ma potente, che segna la strada verso la crescita spirituale.

Ero convinta di progredire, sfidando la forza di gravità e spostando sempre un po’ più avanti i limiti del mio corpo. E lo ripeto,  del mio corpo.

Poi tutto cambiò. E accadde in un solo giorno.

D’altra parte ciò che rivoluziona le tue certezze arriva sempre all’improvviso e quando meno te lo aspetti. A chi di voi non è accaduto almeno una volta?

Fu in una luminosa giornata di inizio estate, quando partecipai a un piccolo yoga festival. Il programma prevedeva la possibilità di praticare partecipando a più classi con insegnanti di stili diversi. Tra questi c’era il Kundalini Yoga.

Ma prima di raccontarvi quell’incredibile giornata, farò un piccolo salto indietro nel tempo, quello che gli sceneggiatori chiamano flashback. Fino a quel momento, la mia unica esperienza con il Kundalini era stata tutt’altro che soddisfacente. E poi – oggi sorrido a pensarci – tutti quei turbanti e quei velli di lana utilizzati come stuoie mi sembravano imbarazzanti e decisamente poco pratici. La verità è che ero prevenuta.

Ma quel giorno di inizio estate al piccolo yoga festival, decisi di mettere da parte il pre-giudizio e di praticare tutti gli stili, compreso il Kundalini.

Sistemai il tappetino e la pratica iniziò. “Sperimenta con l’innocenza di chi non sa, stai nel momento” dissi a me stessa.

Dopo pochi esercizi, all’improvviso accadde qualcosa di completamente inaspettato, non prevedibile, non calcolabile. Come un’onda inarrestabile, sentii montare dentro di me un flusso di energia mai sperimentato prima. Ogni cellula del mio corpo sembrava improvvisamente pervasa da un senso di gioia e felicità. Una vera e propria euforia. Dentro di me era come se qualcuno avesse acceso tutte le luci insieme e avesse detto “Che la Festa abbia inizio”.

Bene, ora provate a immaginarvi la scena. Quel carnevale di Rio che avevo dentro in qualche modo doveva pur manifestarsi, uscire, letteralmente esplodere. E così, in barba al galateo cosmico dello yoga, iniziai a ridere. E lo feci in modo inarrestabile, incontenibile, completamente fuori controllo.

Ma vi rendete conto? In una sala silenziosa, gremita di gente, immersa nella serietà della pratica, io cosa stavo facendo? Ridevo! Quanto e come gli occ

hi dei presenti fossero tutti puntati su di me lo potete tranquillamente intuire. Ma niente, io ridevo.

La domanda era: Monica dove sei? Cosa sta succedendo? Proprio tu che quando sali sul tappetino sei tutta rigore e disciplina?

Quella fu La Svolta.

Vorrei raccontarvela citando David Frawley nel suo testo “Yoga e Ayurveda”:

Per cambiare una cosa bisogna cambiare lenergia che la crea.

Per portare dei cambiamenti positivi nel corpo e nella mente bisogna capire lenergia che li muove”.

In sostanza, non era ciò che avevo intorno in quel momento ad essere diverso.

Ero io.

Come si dice, una cosa è acquisire conoscenze, altro è farle proprie incarnandole.

Dopo quell’esperienza incredibile, c’era solo una cosa che risultava chiara ed evidente. La mia pratica sarebbe cambiata per sempre. Non sapevo come, dove, quando, ma ero in grado di riconoscere il perché. Avevo capito che il nostro grande potere nasce dall’ascolto interno.

Da quel momento mi sono avvicinata alle pratiche del Kundalini Yoga, quelle che un tempo avevo tanto snobbato, sperimentandone le diverse tecniche di pranayama, krya, mudra e canto di mantra.

Sentivo che stavo percorrendo la strada giusta, la mia personale strada giusta.

In questo modo, dopo tanti anni di studio e sperimentazione ho maturato una consapevolezza che mi ha concesso di creare qualcosa di nuovo, il Fusion Kundalini.

Un pratica che ho creato io, ma che ha preso forma in modo quasi naturale, perché unisce le tecniche del Kundalini alla mia grande passione per i cristalli.

Se deciderete di passare ancora qui, ne sentirete parlare tanto di cristalli e del loro grande potere vibrazionale.

I cristalli – materia solida e inerte solo all’apparenza, perché al loro interno la loro struttura cristallina è molto complessa e viva –  sono fantastici alleati nella pratica yogica e nella vita quotidiana. Volete sapere che cosa accade? Attraverso la loro struttura sono in grado di immagazzinare e irradiare vibrazioni, rimodellando l’energia dentro e fuori di noi fungendo da ponte per passare dal mondo fisico all’ascolto di quello sottile, infinito e trascendente.

A questo punto, vorrei mettere da parte le parole e farvelo provare, sentire o anche solo percepire. É quello che faccio nelle mie classi di Fusion Kundalini e con chi ogni giorno sceglie una delle mie creazioni. Il contatto con la materia cristallina favorisce l’apertura di canali che ci permettono di sperimentare una nuova energia, che arriva e si manifesta a noi come una magica alchimia.

I cristalli e le pratiche hanno un grande potere, ma qualcosa dobbiamo fare anche  noi. Abbiamo un solo compito, molto arduo, che è quello di abdicare a noi stessi. É proprio quando smettiamo di interferire a ogni costo e finalmente ci poniamo come osservatori-testimoni, che riusciamo a sentire quella forza sottile che abita dentro e fuori di noi.

Abdicare a se stessi. Questo per me rappresenta l’atto di devozione più alto che un ricercatore spirituale possa compiere per evolvere.

Monica